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mercoledì 9 novembre 2011

Ma oggi la borsa non doveva schizzare alle stelle?

“Mi dimetterò appena sarà approvata la legge di stabilità. È un gesto di responsabilità nei confronti del Paese per evitare che la diserzione di pochi possa danneggiare l’Italia in modo irreparabile”. Così Silvio Berlusconi intervenendo a Mattino 5. “Io vado avanti fino all’approvazione di queste riforme perché più di ogni altra cosa io amo il mio Paese e sento il dovere di assolvere nel modo più utile il mandato che mi è stato dato da milioni di italiani”.

La legge di stabilità “è la finanziaria, contiene gli impegni per l’anno prossimo e i prossimi due anni. Vi abbiamo collocato un emendamento con le riforme che erano da sempre nel nostro programma liberale che ci sono state chieste da Commissione europea” e “da tutta la comunità internazionale”. Non c’erano alternative, perché “dovevamo dare all’Europa il segnale che facevamo sul serio”.

Il Paese sarebbe stato danneggiato “in un momento di crisi che è mondiale. Una crisi dove la speculazione ha preso di mira l’Italia per il nostro alto debito pubblico, che abbiamo ereditato da governi del cosiddetto compromesso storico e che, dal ‘80 al ’92, hanno più che raddoppiato il debito pubblico”.

“Sono un’ottimista per natura e speravo che il senso di responsabilità e lealtà verso gli elettori sarebbe prevalso, invece dopo Fini e i suoi parlamentari altri sette deputati sono passati all’opposizione tradendo così il mandato elettorale e posso dire tradendo anche l’Italia”.

Su altre defezioni nel Pdl il premier assicura: “no, non credo” ci saranno “perché oggi con molta evidenza tutti hanno capito che è fondamentale approvare questa legge di stabilità”. Ieri i dissidenti “hanno tradito il loro mandato e il Paese”. L’autocritica “dovrebbero farla coloro che si sono serviti del risultato elettorale per soddisfare le proprie ambizioni personali, chi ha tradito il mandato elettorale ma non hanno l’onestà necessaria. Gli elettori però non dimenticheranno chi li ha traditi”.

“Purtroppo c’è stato un vergognoso mercato che i media vicini all’opposizione hanno presentato con la solita ipocrisia: chi tradisce il centrodestra è un benemerito mentre chi ha sostenuto in passato il governo è stato definito un mercenario. Stiamo assistendo al peggio del ritorno alla vecchia politica”.

“L’opposizione mi chiede da mesi di fare un passo indietro e che il Governo si dimetta, non ha detto altro e non sa dire altro. Ma divisa com’è, succube di estremisti e dei sindacati di sinistra, non si è mai dichiarata pronta a votare il programma di riforme liberali che l’Europa ci chiede. Anzi nell’opposizione c’è chi giudica inaccettabili quelle riforme. Noi abbiamo intenzione di farle e porteremo all’approvazione del Parlamento quelle previste nel maxi emendamento. Solo il nostro Governo e la nostra coalizione possono prendere questi provvedimenti che l’Europa ci chiede”.

Sul timore che il Paese precipiti come la Grecia, il premier è categorico: “No”, l’Italia non rischia di trovarsi come la Grecia, perché “la crescita modesta del Pil può ripartire con i necessari interventi, quelli con cui ci siamo impegnati con l’Ue, la Bce e altri 16 Paesi dell’Euro. Non dobbiamo considerarli interventi imposti, ma come opportunità che sono da sempre nel nostro programma di rivoluzione liberale, un programma che non siamo riusciti ad approvare per la defezione degli alleati”.

Infine, sui rapporti con il Carroccio ribadisce: “sono eccellenti, la Lega sa che non potrebbe avere un alleato migliore di noi”.



Il premier al Gr1/Accordi di Casini con la sinistra

"Ho anteposto gli interessi del Paese a quelli personali e della mia parte politica. La facolta' di decidere comporta al presidente della Repubblica" che "dara' inizio alle consultazioni e vedremo il finale”. Queste le parole di Berlusconi al Gr1.
"Non c'e' bisogno di porre la fiducia sulle misure anti-crisi. Io mi sono rivolto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in modo che, insieme ai presidenti di Camera e Senato richieda l'accelerazione dei lavori" in modo da arrivare all'ok al pacchetto in tempi brevi".
Ci piacerebbe ''recuperare un rapporto con l'Udc, anche in vista di eventuali elezioni anticipate. ''Abbiamo chiesto piu' volte al Terzo Polo, a Casini, ai centristi di ricostituire il centrodestra e la risposta e' sempre stata negativa. Oggi appare chiaro che ci siano degli accordi di Casini con la sinistra e quindi non credo che ci sia questa possibilita'''.



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“Avanti con la legge di stabilità”
“Dopo il varo della legge di stabilità ci saranno le mie dimissioni in modo che il capo dello Stato possa aprire le consultazioni e decidere sul futuro: non spetta a me” decidere, “ma io vedo solo la possibilità di nuove elezioni. Il Parlamento e' paralizzato almeno alla Camera, mentre al Senato il centrodestra ha ancora una buona maggioranza”. Lo afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al Tg5.

Continua: “dobbiamo preoccuparci di ciò che accade sui mercati finanziari che non credono che l'Italia sia capace di approvare le misure che l'Ue ci ha chiesto. Credo sia la prima cosa di cui preoccuparci: dobbiamo dare ai mercati la dimostrazione di fare sul serio. La cosa importante è fare il bene del Paese”.

Il Premier evidenzia che “il governo non ha più la maggioranza che credevamo di avere. E quindi, con realismo, dobbiamo prendere atto di questa situazione e preoccuparci della situazione italiana. Ritengo che sia importante dare la precedenza all'approvazione di queste misure” e quindi - annuncia - intendo chiedere “all'opposizione di consentire il varo urgente di queste misure di stabilità che conterranno tutte le richieste dell'Europa”.

In un’intervista al tg1 Berlusconi commenta il comportamento dei “dissidenti”: “non ho provato solo sorpresa, ho provato molta tristezza, dolori in certi casi, perché tutte le persone che hanno ritenuto di lasciare la nostra parte politica erano persone di cui io ero anche legato personalmente da anni, erano tutte persone che avevano partecipato all'inizio di Forza Italia, verso le quali io avevo un rapporto che non era solo di collaborazione politica ma anche umano di amicizia”.

Specifica che “il voto di oggi (martedì) ha reso ancora più forte la mia preoccupazione sul nostro momento, una situazione che vede i mercati non ritenere che noi vogliamo veramente introdurre quelle riforme liberali che l'Ue ci ha chiesto con insistenza. E ha confermato come fosse difficile operare quotidianamente in Parlamento a causa delle defezioni nella nostra parte politica”, ha aggiunto. Il Premier si dice convinto che “una maggioranza probabilmente è sempre esistente se noi ponessimo la fiducia, ma - ammette - non possiamo porre la fiducia su tutti i provvedimenti. Quindi, ho ritenuto che fosse necessario dare la priorità a queste preoccupazioni per la situazione del Paese e allora mi sono recato dal capo dello Stato presentandogli l'urgenza dell'approvazione da parte del Parlamento delle misure che ci sono state chieste dall'Europa”.

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Analisi/La sinistra grida, ma non aiuta
Se qualcuno voleva la controprova che in questo momento di crisi globale la speculazione sta davvero dominando i mercati, questa conferma è arrivata dopo l’annuncio di ieri al Quirinale del Presidente Berlusconi. Quelli che addossavano a Berlusconi la colpa dell’alto differenziale tra titoli di Stato tedeschi e titoli italiani, si sono scontrati con una nuova realtà: il mercato è letteralmente impazzito. Oggi in particolare si parla di acquisti massicci di Cds, di quei contratti che servono per ri-assicurare gli operatori, contro vendite di titoli di Stato. Una manovra speculativa classica che non si sa dove potrà portare, perché è nettamente in contrasto con la realtà dell’economia italiana: un’economia solida e robusta, con i fondamenti sani e sostenuta da un’esportazione che continua a tirare bene nonostante il momento difficile.
Purtroppo, in questa crisi si sono inserite anche le voci insistenti, continue, incalzanti di una stampa contraria che con i suoi commenti ha spinto per la fuoriuscita del centrodestra dall’area di governo in favore di una soluzione tecnica, di emergenza o di salvezza come la si voglia chiamare.
Adesso si sta lavorando al maxi-emendamento alla legge di stabilità e si vedrà nelle votazioni imminenti al Senato e alla Camera come si comporterà l’opposizione. Quell’opposizione che oggi grida contro il governo ma dimentica di avere criticato fin dall’inizio quella lettera all’Unione europea che è l’unica ancora di salvezza per il Paese.




Napoli: ma lo spread non doveva migliorare senza Berlusconi?

''Ma lo spread sui titoli di Stato, nuovo totem delle opposizioni, non doveva ripiegare con l'annuncio dell'uscita di scena di Berlusconi? O invece ha ripreso a salire nel timore che arrivi una maggioranza con Bersani e Di Pietro?''. E' quanto afferma Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del PdL.



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E ora rispettare gli impegni
Mai perdere di vista la realtà ed i tempi. E dunque se gran parte del palazzo politico ha già la testa al dopo, il governo – ed il suo premier – hanno detto chiaramente e ufficialmente al capo dello Stato che si dimetteranno dopo l’approvazione della legge di stabilità.

Non è un atto di ordinaria amministrazione come un tempo, quando c’era la vecchia Finanziaria. La legge di stabilità è un vincolo pluriennale, ma che soprattutto in questo caso avrà il suo fulcro nel maxi-emendamento contenente le riforme concordate con l’Europa. E che, giusto ieri, la commissione di Bruxelles ci ha nuovamente sollecitato a precisare nei contenuti e nei tempi.

Approvarla è dunque un dovere della coalizione di governo in primo luogo, ma assumersi la responsabilità di non ostacolarla è una precisa responsabilità dell’opposizione. La legge ed il maxi-emendamento conterranno provvedimenti anche impopolari, però rappresentano nel complesso un’agenda europea in grado di sconfiggere la speculazione e poi di rilanciare la crescita. Silvio Berlusconi ci ha messo la firma e la faccia. Vedremo ora che cosa ci metteranno terzo polo e sinistra.

Non c’è alcuna polemica in queste parole, ma solo una situazione di cui tutti devono rendersi conto: l’Italia, come l’Europa, è in emergenza. Quella finanziaria è la classica guerra combattuta con altri mezzi. Logica vorrebbe che l’opposizione si unisse al governo in nome dell’interesse nazionale, e poi, almeno ad emergenza passata, si andasse alle urne.

Ma temiamo che non sarà così, che prevarranno i tatticismi e gli egoismi di partito. E’ fondamentale che essi non mettano a repentaglio almeno la nostra situazione in Europa, di cui questo governo non ha colpe se non quella di trovarsi in carica oggi. Tutto, come è noto, dipende dal debito, nonché da una serie di incrostazioni della nostra economia che non possono essere addebitate al centrodestra.

Approvare dunque la legge di stabilità e rispondere alle richieste europee: è l’unico modo per salvare il Paese, ed è per questo che Berlusconi ha annunciato le dimissioni. Il governo e il centrodestra è già su questa trincea. Attendiamo il contributo degli altri, sicuri che il Quirinale vigilerà affinché nessuno si chiami fuori. Significherebbe volere la rovina dell’Italia in Europa.


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Ma la sinistra teme le elezioni
Chi ha un briciolo di memoria non può non ricordare quale è stato il mantra della sinistra negli ultimi mesi, che si può riassumere così:
- l'Italia è finita nel mirino della speculazione internazionale a causa di un deficit di credibilità;
- il presidente del consiglio deve fare un passo indietro;
- la Spagna era messa peggio di noi, ma appena Zapatero ha annunciato le elezioni anticipate i mercati si sono rasserenati.

Basta rivedere la registrazione di tutti i talk-show televisivi, oppure le interviste ad alti esponenti dell'opposizione apparsi sui quotidiani, e ci si accorge che il ritornello è sempre stato questo. Cosa accade invece oggi? Berlusconi ha annunciato le sue dimissioni un minuto dopo l'approvazione della legge di stabilità e si è espresso, pur riconoscendo che ogni decisione in merito spetta costituzionalmente al capo dello Stato, per lo scioglimento delle Camere e per le elezioni anticipate a febbraio. Se i dirigenti del centrosinistra avessero un minimo di coerenza, non potrebbero che convenire sulle parole del premier, avendo egli messo in pratica quanto loro predicavano da tempo.

Invece no. Ora che Berlusconi il passo indietro lo ha realmente fatto, il terzo polo e il Pd si stanno rimangiando tutto, e improvvisamente le elezioni anticipate, da medicina di tutti i mali sono diventate una iattura, anzi peggio: un salto nel baratro.

La via maestra è tornata ad essere il leggendario "governo di emergenza" guidato da un'alta personalità "tecnica" autorevole in Europa e in grado di guidare una squadra di ministri "politici" provenienti da tutti i partiti disponibili. Ma si tratta di un'equazione impossibile in questo Parlamento e in questa situazione politica, prima di tutto perché i veleni sparsi dal centrosinistra hanno minato irreparabilmente ogni possibilità di dialogo costruttivo attraverso la delegittimazione continua del leader e della maggioranza scelta dagli elettori; e poi perché non basta mettere un premier "tecnico" alla testa di un esecutivo per convincere l'Europa, la Bce e i mercati: occorrerebbero una comune visione dell'agenda europea e una convergenza programmatica che in tutta evidenza non ci sono.

Il Terzo Polo, poi, ha una posizione ancora più schizofrenica: Casini, Fini e Rutelli hanno infatti già annunciato di condividere le misure che l'Europa ci chiede, ma dopo avere a lungo caldeggiato il passo indietro di Berlusconi dicendosi disponibili ad appoggiare un nuovo governo a guida Alfano o Letta, ora hanno cambiato idea: nessun altro governo può nascere in questa legislatura senza il coinvolgimento del Pd.

Di cosa, quindi, stiamo parlando? Solo un esecutivo di centrodestra eventualmente allargato al terzo polo sarebbe in grado di portare avanti politiche coerenti con la lettera all'Europa, che impegna non solo Berlusconi, ma chiunque sia chiamato a governare.

Esclusa preventivamente questa ipotesi, ogni altra soluzione sarebbe un'ammucchiata deleteria, pasticciata e inutile alla causa. Non restano, dunque, che le elezioni anticipate per fare chiarezza e spazzare via i tatticismi: ogni partito e ogni coalizione dovranno dire agli italiani cosa intendono fare, con chi e in che tempi.

Il centrodestra ha le idee chiare, mentre le attuali opposizioni avranno qualche difficoltà a ritrovarsi intorno a un programma comune, dovendo fare i conti con l'ipoteca massimalista di Vendola e con la demagogia di Di Pietro. Toccherà agli elettori scegliere, come è giusto che sia in una grande democrazia.



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I Mercati non sostituiscono gli elettori
"Confermiamo la nostra linea, e vi sfidiamo ad una risposta sull'Europa rispetto alla quale testi del Pd e dell'Idv dicono che l'Europa fa macelleria sociale: io vi domando quale esecutivo uscirebbe fuori qualora aveste responsabilità di governo. Questo accentua la drammaticità della situazione, e ci impone di stare al nostro posto e fare fino in fondo con senso di responsabilità il nostro dovere". Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, conferma così in Aula la linea della maggioranza durante il dibattito sul Rendiconto dello Stato.

"Abbiamo fatto tutto quello che andava fatto per dare una risposta positiva alle richieste Ue", ma l'opposizione si comporta da "irresponsabile: non sono i mercati che eleggono i governi e si sostituiscono agli elettori. Non fuggiamo davanti alle nostre responsabilità, e neanche davanti a lotta politica che personalizza una questione che in realtà attraversa tutto il mondo", conclude Cicchitto.




Cremlino: Berlusconi agisce nell’interesse del Paese

Le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vanno "nell'interesse dell'Italia". Lo ha detto, ripreso dalla Ria Novosti, Arkady Dvorkovich, consigliere economico del presidente russo Dmitrij Medvedev. Per Dvorkovich, il Cavaliere "sta agendo nell'interesse del suo paese e sta facendo quanto possibile per mantenere la stabilita' dell'economia italiana. E poiche' - ha aggiunto - e' un uomo dall'immensa volonta' politica, e' pronto a compiere passi importanti, anche a livello personale, per risolvere la situazione".


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Uno statista e otto quaquaraquà
Ieri Silvio Berlusconi ha potuto costatare come le pressioni più varie abbiano indotto alcuni che lo avevano accompagnato sin dalla sua “discesa in campo” a tradire un rapporto di fiducia e il patto con gli elettori. Tutto questo ha comportato la presa d’atto del premier, la necessità di un percorso verso le dimissioni.

I numeri sono quelli che sono. Una simile constatazione, mescolata con l’amarezza all’idea di volti amici fattisi ostili, indurrebbe chiunque ad accasciarsi, lasciandosi beccare dagli avvoltoi; o lo spingerebbe alla fuga, al si salvi chi può. Non così Berlusconi. E qui siamo al fattore umano che nessuno scienziato della politica è in grado di misurare con i suoi algoritmi basati esclusivamente sulla questione degli interessi e della ideologia. Esistono le risorse interiori, che ci fanno essere quello che siamo nel momento della prova. E Berlusconi ancora una volta ha dato come un colpo di reni. Lo davano sepolto, mesto, dileggiato e dileggiabile. Chi guardi onestamente alla fine è costretto a deludere i propri pregiudizi.

È capitato di accorgersene con meraviglia a Mario Calabresi, direttore della Stampa, un giornale che ha tenuto una linea non certo simpatizzante verso il Cavaliere. Ha scritto in prima pagina: “a tarda sera ti aspetteresti di trovare un uomo abbattuto e depresso, invece la voce è squillante, ma le parole sono chiare e inequivocabili”.

Dunque occorre avere fiducia nel modo con cui Silvio Berlusconi guiderà queste ultime giornate che precedono le dimissioni, e anche la gestione delle fasi successive. Questa sua tenacia vitale, questa certezza della positività della vita gli permette di dire che le lettere dell’Unione Europea, i richiami della Bce, insomma tutta questa pressione: “Non la dobbiamo vivere come un’imposizione ma come un’occasione”.

Ora si capisce bene perché gli speculatori internazionali abbiano cercato con ogni mezzo di estromettere Berlusconi, agendo sulle leve dei media italiani e stranieri. Pensavano di averlo eliminato. Gli uomini però non sono mica tutti Don Abbondio o burattini…



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“Silvio resta il nostro leader”
Chi dice che questo è l'ultimo atto “non conosce Berlusconi” che ha fatto “un gesto di responsabilità” ma non è affatto “finito” e “resterà il leader del centrodestra”. Lo dice, in una intervista alla Stampa, il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, secondo la quale “la sinistra si illude se pensa che adesso Berlusconi possa essere messo da parte. Quel che ha avviato durerà, non può essere archiviato”.
Contro di lui, osserva, “c'è stato un impressionante fuoco di fila”, “attacchi violentissimi”, perché la sinistra “ha usato contro di lui mezzi leciti e illeciti per distruggerne l'immagine”. Ma “io che giro tanto le posso assicurare che la gente è ancora con lui”.
Nel Pdl, comunque, “c'è coesione, anche se qualcuno vuol fare credere esattamente il contrario” e “la classe dirigente è unita attorno al progetto Alfano”.


Sandro Bondi – “Condivido interamente quanto ha dichiarato l'amico e ministro Gianfranco Rotondi: 'Il nostro patrimonio sono il bipolarismo, il Partito Popolare europeo, la leadership di Berlusconi e l'investimento su Alfano. Guai se li bruciamo sull'altare di un governo pasticcio nell'illusione di guadagnare tempo o salvare una quota di governo'. Per queste ragioni, tutti in questo momento, sia l'opposizione che la maggioranza, dovrebbero indicare come strada maestra quella delle elezioni anticipate”.

Francesco Casoli – “Francamente fa ridere questa falsa preoccupazione espressa da Casini e Bersani. Fino a ieri i due 'grandi statisti' hanno sventolato fantomatici dati di ripresa del mercato italiano che si sarebbe ottenuta con le dimissioni di Berlusconi. Oggi, nonostante l'intenzione espressa dal premier ieri al Quirinale, la realta' dei fatti e' sotto gli occhi di tutti, la borsa di Milano e' in picchiata e gli spread sono saliti ai massimi livelli. L'Unione europea non ci ha mai chiesto di cambiare governo, e neanche il popolo italiano la soluzione allora e' solo una, si vada immediatamente alle elezioni per mandare definitivamente a casa questi quattro cattocomunisti che sono i veri speculatori del bene dell'Italia".

Fabrizio Cicchitto – “Il presidente Berlusconi si e' assunto l'onere di far decollare le misure piu' immediate contro la speculazione che sta colpendo il nostro Paese e questo percorso si concludera' prevedibilmente entro il mese di novembre. A quel punto si aprira' un confronto politico e, allo stato attuale delle cose, per quel ci riguarda, riteniamo che sia assolutamente da respingere ogni ipotesi di ribaltone e che quindi l'ipotesi prevalente e fisiologica sia quella del ricorso al corpo elettorale. Non ci sono condizioni politiche ne' numeriche per fare ribaltoni. Tutti i giornali italiani oggi sono pieni delle future dimissioni di Berlusconi e questo sulla base delle dottrine correnti che abbiamo ascoltato avrebbe dovuto implicare il fatto che i mercati avrebbero dovuto dare una valutazione positiva. Vediamo invece che purtroppo le cose non stanno andando affatto bene a testimonianza che c'e' stata una esercitazione di faziosita' rispetto a una situazione che e' gravissima di per se' sul grado economico e finanziario. Questo dimostra tutta la irresponsabilita' che ha caratterizzato la polemica della sinistra. Lunedi' sara' ancora in carica questo governo, il Senato deve ancora completare il suo lavoro e poi consegnarlo alla Camera. Quindi parliamo di scadenze che attengono alla prossima settimana”.

Altero Matteoli – “Il presidente Berlusconi offrendo di rimettere il mandato dopo l'approvazione della legge di stabilità ha dimostrato ancora una volta grande senso di responsabilità e di volere il bene del Paese per adempiere agli impegni internazionali e fronteggiare la crisi. Dopo la legge di stabilità, qualunque altra opzione senza Berlusconi premier non sarebbe fattibile né accettabile nel rispetto del mandato elettorale del 2008 e del sistema bipolare che vogliamo preservare. L'unico sbocco alternativo resterebbe il voto”.

Gaetano Quagliariello – “Se si può si migliora questa legge elettorale ma se non ci sono i tempi tutti i partiti scelgano i candidati in maniera più trasparente e partecipata. Sappiamo che su quel che c'è da fare ci sono posizioni diverse all'interno del centrosinistra. Un governo di unità nazionale si può fare, ma sembra molto improbabile e quindi la strada è quella delle elezioni”.

Gianfranco Rotondi - “I giornali pubblicano commemorazioni un po` affrettate di Silvio Berlusconi. La sua stagione non è finita ieri. Ancora una volta ha spiazzato la sinistra offrendo non una resa ma una prospettiva con Angelino Alfano. Mentre gli altri invocano governicchi e pasticci, noi come Zapatero abbiamo reso un servizio di chiarezza provvidenziale per il Paese”.

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La missione europea in Italia
Comincia oggi a Roma la missione della Commissione europea per verificare l'attuazione delle misure di riforma economica. Lo ha indicato il portavoce del commissario Ue Olli Rehn, sottolineando che il capo missione sarà il vicedirettore generale dei servizi affari economici, il belga Servaas Deroose. Insieme con gli “ispettori” comunitari arriveranno anche esperti della Bce.

I tecnici di Bruxelles e Francoforte si intratterranno per diversi giorni a Roma e avranno incontri innanzitutto con il Tesoro e le altre istituzioni e ministeri coinvolti nell'attuazione delle misure di consolidamento del bilancio e di riforma strutturale a cominciare dal Dicastero del Lavoro.

Rehn ha specificato di aspettarsi quanto prima le risposte al questionario inviato a Roma con le domande precise sulla lettera di impegni.

L’Italia, attraverso il ministro dell’Economia Tremonti ha rassicurato l'Eurogruppo “sulla determinazione del governo italiano ad attuare rapidamente le misure annunciate dal premier Berlusconi al vertice del 26 ottobre”.

Assolutamente positiva la sottolineatura del presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker: “i ministri delle Finanze dell'eurozona hanno accolto con favore le nuove misure annunciate dalle autorità italiane e la disponibilità ad adottarne altre, se necessario. E hanno accolto con favore la decisione della Commissione europea di intensificare il monitoraggio, in collaborazione con la Bce, e la decisione dell'Fmi di svolgere una verifica pubblica di attuazione delle politiche con cadenza trimestrale”.

Altra voce a favore della direzione intrapresa dal governo è quella del ministro lussemburghese delle Finanze, Luc Frieden, “le misure della Grecia e dell'Italia vanno nella giusta direzione. Ogni governo, e direi anche la Francia, deve ridurre il debito pubblico e presentare misure di consolidamento del bilancio”. E aggiunge che sarà la commissione europea “a valutare queste misure in vista della prossima riunione che potrebbe essere il 17 novembre. Ma stiamo andando nella giusta direzione”.


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Il premier: io non mi ricandiderò
Da La Stampa, colloqui di Mario Calabresi
con il presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi

A tarda sera ti aspetteresti di trovare un uomo abbattuto e depresso, invece la voce è squillante, ma le parole sono chiare e inequivocabili: «Appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò e, siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all’inizio di febbraio, elezioni a cui non mi candiderò più». Il passo indietro, nelle parole del Cavaliere, è totale e definitivo: «Il candidato premier del centrodestra sarà Alfano, è accettato da tutti e sarebbe sbagliato bruciarlo adesso provando a immaginare un nuovo governo guidato da lui».

Sembra impossibile immaginare che Silvio Berlusconi farà davvero il passo indietro definitivo, invece lui lo conferma a più riprese, così come ha fatto nel suo colloquio al Quirinale, tanto che il Presidente della Repubblica considera le dimissioni come già date. «Prima però dobbiamo dare risposte immediate ai mercati, non si può attendere oltre ad approvare le misure concordate, io mi sono impegnato con l’Europa a farlo e prima di andarmene voglio mantenere la promessa. Adesso però faccio appello a tutti, maggioranza e opposizione, perché passino al più presto e poi io mi dimetterò».

Le elezioni però non sono automatiche. «Certo, il Capo dello Stato farà le consultazioni ma io non vedo maggioranze alternative possibili: da un lato io non intendo fare un governo con il Pd, non voglio certo chiudere andando con loro, dall’altro Casini ha detto chiaramente che un accordo con noi non gli interessa e allora la matematica mi dice che non ci sono altre strade. Resta solo la via maestra, quella delle elezioni».

Gli chiedo in che tempi, se immagina davvero elezioni con la neve e comizi con il cappotto, una cosa mai vista nella storia d’Italia: «I tempi dell’approvazione della legge di stabilità dovrebbero essere veramente celeri: entro la prossima settimana l’approvazione al Senato e quella successiva alla Camera, lì dipende dal calendario che deciderà Fini, ma comunque entro la fine del mese l’iter sarà stato completato e io mi sarò dimesso. E’ importante fare veloci: prima facciamo e prima usciamo da questa giostra infernale, da questa situazione incredibile, con i mercati che spingono e premono».

Gli chiedo se si sente messo in un angolo e fatto fuori dalle Borse, dall’Europa, dalla speculazione, se - come ha detto qualcuno dei suoi - siamo di fronte ad un «golpe dei mercati». «A dire la verità questa pressione è una grande opportunità, i mercati ci spingono a fare le riforme che non siamo mai riusciti a fare, quelle liberalizzazioni che avevo sempre messo nel mio programma ma che avevano trovato mille resistenze. Non la dobbiamo vivere come un’imposizione ma come un’occasione».

Andiamo avanti a parlare, ride, scherza, sembra quasi liberato di un peso oppure ancora non cosciente di quanto è accaduto, ma basta citargli i deputati che lo hanno abbandonato per riaccenderlo: «E’ successa una cosa allucinante, a cui faccio ancora fatica a credere, mi hanno tradito quelli che ho portato per una vita nel cuore, penso ad Antonione e non riesco ancora a crederci, e pensare a tutto quello che ho fatto per lui. Prima lo avevo nominato coordinatore di Forza Italia, poi lo abbiamo candidato a governatore, quando è stato eletto in Friuli gli ho portato a Trieste tutti i bilaterali possibili, per dare lustro alla sua presidenza, e poi mi ha fatto anche fare da padrino alla sua bambina. E’ incredibile: sono il padrino di sua figlia e lui mi tradisce, non posso credere ai miei occhi. Così gli ho chiesto di incontrarci ma lui ha avuto paura di venire e mi ha liquidato con una lettera. Degli altri non parlo nemmeno, a partire dalla Carlucci, da Gabriella Iscariota».

Difficile credere che possa farsi una ragione di tutto questo; conoscendo l’uomo si è portati a credere che proverà ancora una volta la rivincita, che non si negherà il tentativo di un ultimo giro, ma lui nega ancora: «No, non mi ricandido, anzi mi sento liberato, adesso è l’ora di Alfano, sarà lui il nostro candidato premier, è bravissimo, meglio di quanto uno potesse pensare e la sua guida è stata accettata da tutti».

E lei adesso cosa farà, è disposto davvero a stare un passo indietro? «Farò il padre fondatore del mio partito e magari mi rimetterò a fare il presidente del Milan». Gli dico che non ci credo a un Berlusconi che si tira fuori dalla mischia e qui un po’ si lascia andare: «Beh, magari potrò dare una mano in campagna elettorale, quella è una cosa che mi è sempre riuscita benissimo».

Nei suoi scenari futuri c’è ancora un’alleanza tra il suo partito e la Lega. «Alla fine Bossi mi è stato sempre fedele, la nostra amicizia e la nostra alleanza hanno tenuto, nonostante molti scommettessero il contrario». Un’alleanza che immagina possa ancora vincere: «Con il mio passo indietro e Alfano candidato non è scritto da nessuna parte che gli italiani siano pronti a consegnare il Paese nelle mani di un’alleanza che parte al centro e arriva fino a Bersani, Vendola e Di Pietro. Penso che sia qualcosa di indigeribile alla maggioranza degli italiani. Eppure loro sono già convinti di avercela fatta, hanno perfino preparato i nuovi organigrammi e promesso a Casini che farà il presidente della Repubblica e lui ci spera, altroché, è per questo non li molla».

I retroscena sul vertice dell’altroieri ad Arcore hanno raccontato della contrarietà della famiglia alle dimissioni, ma Berlusconi sostiene che la storia è esattamente il contrario: «I miei figli sono felicissimi se io esco dalla politica, sperano così di svegliarsi la mattina e non dover leggere i giornali di tutto il mondo pieni di attacchi contro di me, e poi sanno che io sono stanco». «Sono stanco - riprende dopo una lunga pausa in cui si sente finalmente lo sfinimento di questi giorni - di non riuscire a dettare la linea e di non poter fare la politica che vorrei. Sono più potente come libero cittadino che come presidente del Consiglio, stavo leggendo un libro sulle lettere di Mussolini a Claretta e lui ad un certo punto le dice: “Ma non capisci che io non conto niente, posso fare solo raccomandazioni”. Ecco io mi sono sentito nella stessa situazione».

Gli faccio notare le differenze del caso rispetto alla dittatura fascista, ma lui interrompe: «Certo, io non sono un dittatore anche se lo avete scritto per anni, ma quello che volevo dire è che i padri costituenti proprio per la paura che la storia si ripetesse hanno indebolito eccessivamente l’esecutivo. Ma io le chiedo: è capo del governo uno che non può far fare al ministro dell’Economia la politica economica in cui crede?».

Non potevamo non arrivare a Tremonti, almeno alla fine: «Il rapporto personale non è cattivo, a Cannes siamo stati perfino compagnoni, ma poi lui alla fine fa sempre quel cavolo che gli pare e a me resta solo da fare l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Mi resta però una consolazione, quella di essere stato il premier più longevo della Storia». Lo interrompo per correggerlo, solo se fosse arrivato alla fine della legislatura avrebbe battuto Giovanni Giolitti: «Ma io intendevo della storia repubblicana». Sta zitto un attimo e conclude: «Questa di Giolitti non la sapevo: peccato, peccato davvero. Vabbé, buonanotte».

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“Le opposizioni giocano solo di rimessa”
Dai giornali di oggi, mercoledì 9 novembre

Corriere della Sera (Massimo Franco) - Rinvia il momento in cui lascerà Palazzo Chigi solo perché vuole farsi da parte dopo l'approvazione della legge di stabilità con le misure chieste dall'Europa. È un gesto di responsabilità apprezzabile … Meglio concordare … una serie di provvedimenti da sottoporre anche all'opposizione e dare un segnale di condivisione che plachi almeno per un po' gli speculatori. È l'unico tentativo serio per recuperare credibilità agli occhi di quel «partito internazionale» che, piaccia o no, «vota» … Fra l'altro, servirebbe anche a zittire i portavoce della Commissione europea che si permettono giudizi liquidatori sulle prospettive dell'Italia, come quelli espressi ieri da Olli Rehn a Bruxelles: a conferma che Berlusconi ormai è trattato come un comodo capro espiatorio. D'altronde, sebbene sul piano formale il premier non sia tenuto alle dimissioni … La volontà dichiarata di Napolitano di procedere a consultazioni dopo l'apertura della crisi di governo indica l'intenzione di non rinunciare a salvare la legislatura: sebbene sia forte l'impressione che i margini si stiano restringendo, corrosi dalle … dall'impotenza degli avversari del berlusconismo.

Il Tempo (Mario Sechi) - … Ora Berlusconi ha davanti a sé due strade: guidare la crisi o esser guidato dalla crisi ... Berlusconi può contare sulla regia attenta di Napolitano e sul fatto che l’opposizione ha mostrato di avere solo il «piano A» (costringerlo alle dimissioni) ma non ha neppure un’idea di «piano B» (che alternativa costruire dopo la sua uscita). Il Cav è salito sul Colle avendo cura di non indebolire la sua posizione … Tutto questo fa parte di un gioco trasparente in cui gli interessi del Paese vengono tutelati in un momento di straordinaria tensione sul nostro debito pubblico e la volontà popolare non viene calpestata. Un nuovo governo di centrodestra sembra improbabile e le larghe intese si sono già ristrette. Resta il voto ed è mille volte meglio del vuoto.

Il Foglio (Salvatore Merlo) - La scelta di Silvio Berlusconi ha mandato letteralmente nel panico il Pd e Pier Ferdinando Casini … Concordando tutto con il capo dello stato, il Cavaliere ha deciso di dimettersi ma solo dopo aver approvato la legge di stabilità e il maxiemendamento anticrisi: lancerà un messaggio alle opposizioni, parlerà alle Camere, cercherà una larga maggioranza e poi lascerà l’incarico...

La Nazione (Sandro Rogari) - … Le dimissioni immediate del governo avrebbero aperto un vuoto politico dalla durata incerta e impedito l’approvazione della legge di stabilità, la cui discussione era stata sospesa ieri al Senato … A queste condizioni, le opposizioni potranno restare sulle loro posizioni di principio, ma senza usare mezzi ostruzionistici. Almeno così è da auspicare, nell’interesse nazionale …

Il Sole 24 Ore (Stefano Folli) - Il riferimento alle elezioni del 2008 lascia intendere che il capo dello Stato non intende accreditare governi che rovescino gli equilibri del bipolarismo. In altri termini, nessun «ribaltone», secondo un tema caro al centrodestra …

La Stampa (La Jena) – Sinistra. Oddio, già ritocca a noi?

Corriere della Sera (Maria Teresa Meli) - Il leader del Pd sa che le opposizioni non sono ancora in grado di determinare il futuro e non esclude che alla fine si arrivi alle elezioni anticipate, perché riuscire a metter su,… un governo di responsabilità nazionale è impresa ardua … Le opposizioni, in questo momento, possono solo giocare di rimessa … Persino Massimo D’Alema non scommetterebbe sulle chance di un governo di responsabilità nazionale. Proprio lui che tanto si è speso per arrivare a questo obiettivo …

Italia Oggi (Sergio Soave) - Il dato fondamentale, comunque, è l'incertezza, che è duramente sanzionata dai mercati internazionali, e che difficilmente potrà essere superata in tempi ragionevolmente brevi. In Spagna, dove al presidente del governo è data la possibilità di sciogliere il Parlamento e indire elezioni, questa incertezza è stata evitata, ma la farraginosità del nostro sistema istituzionale, ancora una volta, rende contorto e lento il processo decisionale …

Il Messaggero (Oscar Giannino) - Il voto di ieri a Montecitorio è stato letto dai mercati come un aggravamento ulteriore dell’instabilità politica italiana, e della distanza da ciò che i mercati, Europa e Fondo Monetario ci chiedono per abbattere il debito pubblico più rapidamente che con il solo avanzo primario, per crescere di più, per mettere in ulteriore sicurezza spesa pubblica e pressione fiscale troppo alte per un’economia sana. Per questo abbiamo toccato quota 500 di spread tra Btp e Bund …

Libero (T.M.) – Alfano è visto come la soluzione in grado di ricompattare la maggioranza. Perché l’ex Guardasigilli … sarebbe in grado di riassorbire il dissenso dei “malpancisti” …

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