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giovedì 22 dicembre 2011

Lettera aperta al Commissario Ciclosi

Lettera aperta al Commissario Ciclosi

“Nelle partecipate non equipari gli onesti ai furbetti”

Il Commissario Ciclosi, in questi giorni prenatalizi, sta regalando forti emozioni ai peones della critica pre-elettorale, chiedendo dimissioni incondizionate a tutti gli amministratori delle società partecipate. Un repulisti sen distinguo di sorta eccezion fatta… per gli amministratori di Tep, gli unici, pare, a non essere ancora stati colpiti dalla richiesta di dimissioni.
Una scelta ben curiosa, dal momento che Tep era forse l'unica società che necessitasse di un energico tabula rasa, alla luce della gara andata deserta per la privatizzazione e delle poco brillanti performance finanziarie emerse nei mesi scorsi.
Dunque, ragioniamo: un azzeramento di tale portata, in un momento così difficile per la città, significa mettere alla gogna tutti quegli amministratori che, se anche hanno operato perseguendo l’interesse collettivo, oggi si vedono buttata addosso un'ombra sinistra sul loro operato.
Intendiamoci, chi ha sbagliato è giusto che paghi e chi le scrive non si è mai nascosto dietro ad una tessera di partito – o ad una convenienza di parte – per criticare l’azione della giustizia giusta. Ma chi si è messo al servizio delle istituzioni – e per giunta con merito – non può nemmeno per un istante essere associato alle condotte disdicevoli d’altri. Men che meno di fronte all’incombenza di un avvelenato clima elettorale. O, forse, sono proprio le elezioni a essere motore e spirito di questo azzeramento indistinto?
Commissario Ciclosi, le posso garantire che dietro al lavoro di tanti onesti cittadini chiamati ad operare per il bene della comunità, non ci sono caste oscure, profitti lauti o rendite di potere. C’è, semplicemente, gente che ha lavorato sodo, con budget ridotti e non poche pressioni per nulla facili da gestire.
Ricordo che tra dipendenti comunali, politici, imprenditori e consulenti, negli ultimi 5 anni sono ruotati intorno all'Amministrazione comunale circa 4mila persone. Se facciamo due conti scopriamo che quelle arrestate o colpite da avviso di garanzia sono circa 20, ovvero lo 0,5% del totale.
A costo di essere impopolare, dico questo per far capire che il sistema Parma non è sinonimo di “marcio” e, nemmeno, è accettabile trattare tutti gli amministratori delle società partecipate come se fossero dei "furbetti".
In virtù di tutto ciò, egregio Commissario, le chiedo di avere la massima attenzione per le persone – per la loro storia professionale e per il loro ruolo attivo di cittadini servitori del Comune –, pur comprendendo che la sua mission è quella del Ragioniere che deve limitarsi a controllare i conti e a riportare la normalità in una situazione incandescente.


Movida, un’ordinanza che non va
Non posso tacere sul fatto, però, che le deleghe di cui lei dispone le consentono di incidere in modo molto pesante sugli usi e costumi della città. Con questo mi riferisco in particolare alla movida di via Farini: con il provvedimento di chiusura anticipata dei locali e con lo spegnimento della musica alle ore 22 si sta distruggendo una realtà economica e sociale, fatta di imprenditori, lavoratori e fruitori del "Servizio Movida", che altro non è che un modo conviviale di vivere la città. Un modo che ha fatto del centro di Parma uno dei migliori e più frequentati del Paese. Dobbiamo riportate la movida a quello che era prima di questo provvedimento, compendiando le necessità dei residenti con quelle degli esercenti. A tal proposito ritengo che si potrebbero studiare percorsi condivisi per l'insonorizzazione (tutt’altro che economica) di alcune parti di palazzi della zona più “calda” della movida.
È utile ricordare che ci sono imprenditori che hanno investito parecchio e che adesso avvertono tutta la precarietà di questa situazione, non potendo, di conseguenza, mantenere i livelli occupazionali pregressi, caratterizzati da una forte presenza di ragazzi giovani, categoria estremamente penalizzata in questo forte periodo di crisi.
Senza cercare il pelo nell’uovo, voglio ricordare, infine, che l’ordinanza di chiusura anticipata è estremamente discriminatoria, lasciando che a 100 metri di distanza un altro locale possa avere orari diversi, tenere la musica sino a tarda notte ecc. ecc. Tutto per il solo fatto di essere fuori dal confine della movida. Per questo Commissario, la invito a ripensare questa ordinanza e a valutare di ripristinare il dispositivo precedentemente adottato dall’Amministrazione.

Simone Orlandini

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